domenica 10 luglio 2011

Vortici di emozioni.

Mio padre ieri mattina è arrivato in camera mia, dopo tre ore da quando avevo chiuso gli occhi:
'Ehi, sveglia, andiamo in piscina'. Immaginate la mia reazione. PISCINA. La parola dell'amore, per me. Mi immaginavo già le vasche, avanti e indietro, e quell'oscillante movimento che mi fa sentire bene. Poi sento la parola, il nome della piscina, che piscina non era. Un parco acquatico, un parco acquatico! Li ho sempre odiati, cioè non li ho mai capiti. Arriviamo, ovviamente costume intero e boxercostume di mio padre sopra. Mi sentivo piccola, sempre più piccola, piccola piccola piccola. E mi dava fastidio essere li, dove tutti ridevano, e anche se nessuno mi guardava io avevo il bisogno di nascondermi. Poi sono entrata in acqua, ho cominciato un po' a ridere, un po' a divertirmi, ma non troppo. Poi sono andata nelle terme, per modo di dire dato che l'acqua sarà stata a 10 gradi. E mi ha rilassata, ma la voce nella mia testa permaneva, come sempre. Fino a che non sono andata agli scivoli d'acqua. Primo giro. Secondo. Terzo. E cosi via.. E la felicità cresceva ogni volta che da uno scivolo venivo mandata sul fondo della piscina. E man mano che la felicità cresceva, la voce si assopiva. Si faceva sempre più debole. Fino a che è sparita, non l'ho più sentita. Ero davvero felice. Molto felice. Ma ero. Non mi importava di essere rossa come un pomodoro anche se avevo usato la protezione cinquanta, cinquanta perchè sono bianca come un morto, non mi importava dei miei chili in più, non mi importava di niente. NIENTE. Ma tutto al passato. Importava. Imperfetto, indicativo. Sembrava tutto perfetto.

Fino alla sera. Ho avuto una potente, proprio potente crisi di nervi. Avevo mangiato a pranzo. Avevo fatto merenda. E in più fuori a cena. DIO. Pensavo che mi sarei uccisa. E, oggi, che non riesco a muovermi, per le bruciature, ho mangiato ancora. E mi viene da piangere. Perchè mi faccio schifo, ma più mi faccio schifo e più mangio, e più mangio e più mi faccio schifo. Quindi è un circolo vizioso, inutile, quando comincia, devo smettere. Mi odio. Dopo la felicità di ieri, questo limbo. Questo pozzo senza fondo, continuo a cadere. L'unico spiraglio di luce oggi è stato questo: due vestiti, una maglietta, un paio di leggins, un coprispalle, un paio di scarpe anni 60 e un paio di zeppe. Ho solo voglia di dormire e scrivere, leggere e fare conti. Voglio che il cibo scompaia, da davanti ai miei occhi, dalla mia esistenza.
Voglio un vortice di emozioni che non sia questo, ma che sia pieno d'amore.

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